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Reset su Onda Rock

Novembre 11, 2015 - Album reviews
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La recensione di Valerio D’Onofrio su Onda Rock

(…) Oggi, giunti al loro quinto alblum, decidono di tentare una sorta di nuovo inizio. Il titolo Reset sta lì proprio a testimoniare questo tentativo, come anche i testi dei brani, incentrati sul tema della rinascita, della seconda possibilità (“Sono nato due volte”). Novità assoluta è quella di pubblicare l’album in due versioni, una in lingua inglese, una in lingua italiana; questa recensione si occupa della versione italiana.

Dopo due album più tipicamente progressive, “Apeirophobia” (2011) e “Red Apple” (2012), e dopo un 2013 che – a causa delle defezioni di tre elementi su cinque – sembrava segnare la fine della band, “Reset” segna una svolta dovuta alla tenacia dei due superstiti, il tastierista Claudio Lapenna e il chitarrista Dario Lastella. L’ingresso nella band del cantante di estrazione rock-blues Pierluca De Liberato “Runal” dà il via alla seconda vita degli Ifsounds. Se i precedenti album – in particolare “Apeirophobia” con l’emblematica suite di ventisette minuti – erano stati inni nostalgici all’epoca d’oro del progressive rock, qui siamo di fronte una chiara svolta verso un rock più classico, più vicino al blues e all’hard-rock.
“Reset” quindi ne semplifica il sound; nessun brano supera i sei minuti, per sentire davvero sonorità progressive dobbiamo arrivare alla sesta traccia “Scappa Via”, mentre per abbandonare il classico formato canzone alla traccia nove, la title track, ottimo compromesso tra tastiere prog e chitarre floydiane. Nel resto dei brani convivono anime differenti: il rock energico di “Sono nato due volte” che introduce fin da subito sia il tema della rinascita sia la calda voce blues di De Liberato, i riff hard-rock di “Io non volevo odiarti”, la ballata folk di “Laura”, le reminiscenze dei Led Zeppelin in “Flashback” e le dissonanze del Fripp di “Lark’s Tongues in Aspic” in “Fr9364”.

“Reset” è effettivamente un album di svolta nella carriera degli Ifsounds, un onesto tentativo di semplificazione per un suono che si fa più immediato e fruibile rispetto al passato. Questo, com’è normale che sia, piacerà ad alcuni ma dispiacerà ad altri, forse proprio a quelli che avevano apprezzato le complessità di “Apeirophobia”.

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