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Intervista con Athos Enrile su KultUnderground

Gennaio 5, 2012 - Interviews
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Godetevi la bellissima intervista di Davide Riccio ad Athos Enrile sul progetto Cosa Resterà di me!

Davide
Ciao Athos. “Cosa resterà di me?” è davvero un libro originale, che cattura contemporaneamente l’ascolto e la visione, la lettura e il pensiero e, soprattutto, le emozioni… Ogni capitolo del libro è ispirato nel titolo e nel racconto da o ad una immagine fotografica. Ad ogni racconto e a ogni foto sono abbinati dei brani musicali composti e suonati da autori vari per l’occasione. Com’è nata questa idea?
Athos
La scintilla – come direbbe Massimo Pacini, il mio coautore – è scattata casualmente, una sera di febbraio, quando mi è apparsa davanti su facebook una bellissima fotografia postata dal mio amico Pino Pintabona, discografico della Black Widows Records, ma anche amante della fotografia. La protagonista femminile è Anna, dei Desert Wizards, e proprio quella foto sarebbe diventata la cover dell’ultimo album dei Wicked Minds. Di getto ho scritto una storia, “La donna di Pino”, che è piaciuta a chi ha avuto la possibilità di leggerla. L’episodio non è da considerarsi   eccezionale, lo scrivere è per me un normale esercizio quotidiano, che si tratti di musica o di sentimenti, con la grande differenza, rispetto al passato, che non  temo più il “rendere pubblico” ciò che provo, un tempo da me giudicato sintomo di debolezza. Col passare dei giorni queste immagini/storie sono aumentate e mi sono imposto il limite di dieci. In questo iter compositivo la cosa che mi affascinava era la possibilità di esprimere un particolare momento di vita attraverso due differenti espressioni artistiche, l’immagine e la “letteratura”, esercitate in attimi temporalmente lontani tra di loro. Ma perché non osare e provare a cercare una terza chiave di lettura, attraverso la forma che preferisco… la musica? Così ho fatto, e quando ho incominciato ad intravedere le forme del progetto un po’ più definite – e mentalmente mi sono posto una data entro cui concludere – ho chiesto aiuto ad un amico, Massimo Pacini, con cui da tempo si parlava di possibile collaborazione. Max, di estrazione tecnica, ma di animo tendente al “metafisico”, è autore di altri due libri e a lui ho affidato il compito di “avvolgere” le mie storie e di creare il senso dell’opera, cosa obiettivamente non semplice. Massimo è stato perfetto, ma ha fatto poi molto di più e posso affermare che senza il suo lavoro capillare su ogni dettaglio del progetto, sarei ancora in alto mare.
È anche il realizzatore del bellissimo sito che tra le tante cose offre la possibilità di arrivare ad una quarta dimensione, quella in cui sono i lettori che “creano” guardano, leggendo e ascoltando, e inseriscono il loro sentimento nel blog annesso.
Davide
A questa iniziativa hanno contribuito molti ottimi musicisti. Come hai chiesto loro di lavorare al progetto, secondo quali istruzioni o indicazioni?
Athos
La mia quotidiana attività nell’ambito del giornalismo musicale, iniziata nel 2007, è fondata sulla diffusione/condivisione di ciò che scopro e degli avvenimenti a cui partecipo. Parlo di “racconti completi” di concerti (con video annessi), di interviste, di recensioni di nuovi album. Questo mi porta a contatto con numerosi musicisti, famosi e non, artisti con cui si instaura un rapporto di fiducia determinato, credo, dal mio modo di lavorare trasparente e dal mio entusiasmo.
Mi è bastato chiedere per ottenere un sì incondizionato.
Il target era creare un brano inedito “suggerito” dalle visioni di un’immagine assegnata (e non dalla storia). Stop.
Ovviamente mi sono rivolto a singoli perché dovevano essere persone che entravano contatto con una fotografia, e per una band sarebbe stato complicato, e anche nel caso di esecuzioni di gruppi il mio interlocutore è sempre stato un solo individuo.
Sottolineo che il brano “Incomunicabilità” (l’unico che ha seguito iter opposto perché ho adattato una foto scattata da me in America ad una storia che avevo nel cassetto e che amavo particolarmente), è stato utilizzato dagli IFSOUNDS (foto compresa) nel loro ultimo album, e questo è stato un altro motivo di soddisfazione.
Davide
Com’è nata l’opportunità di farne anche un progetto benefico?
Athos
L’idea della beneficenza mi è venuta quasi subito, e cioè da quando ho capito che avrei voluto arrivare sino in fondo. Si parla sempre, spesso a sproposito, di come aiutare il prossimo, e ho colto subito questa opportunità reale.
Non sapevo bene come e in che modo, ma mi era chiaro che qualsiasi cosa avessi guadagnato doveva prendere una direzione “nobile”, almeno nelle intenzioni.
Io credo che nessuna espressione artistica possa nascere a comando e che non ci si possa imporre di creare un dipinto o una poesia per fare cassetta, o meglio, lo si può fare, ma ne risulterebbe qualcosa di… poco sincero. Ovviamente questo è il punto di vista del non professionista, di quello che può permettersi di provare ad essere ” puro” e ad ascoltare solo la propria coscienza.
Davide
Perché è importante contribuire con questo libro alla Associazione A.I.A.S. Onlus di Savona?
Athos
L’ A.I.A.S. Onlus di Savona è  un’associazione molto importante, e rappresenta un riferimento per l’intera Liguria, per attivismo e competenza. Massimo aveva già devoluto il ricavato di un suo precedente libro all’A.I.A.S. e aveva già avuto modo di verificare personalmente la serietà di questo gruppo di volontari e di vedere concretamente il risultato della sua donazione.
Io francamente non mi sono posto il problema della scelta, perché un qualsiasi contributo sarebbe utile ad ogni ente, ospedale o laboratorio di ricerca, e quindi avremmo teoricamente potuto estrarre un nome dal cilindro. Se ci saranno altre occasioni… diversificheremo.
Davide
Il libro è stato presentato il 10 dicembre scorso. Come sta andando?
Athos
Non ho al momento la misura delle vendite, ma posso dirti che dopo nove giorni dalla presentazione ufficiale eravamo oltre i  2000€, come apparso sui giornali online.
I colpi maggiori si ottengono nelle presentazioni.
La nostra prima  è stata un grande successo. Sede prestigiosa, Sala Consigliare del Comune, pubblico superiore alla capienza, due musicisti facenti parte il progetto ( Marcello Capra si è anche esibito alla chitarra), e vendita massiccia.
Il “contenitore” è ora in un paio di librerie della città e lo si può acquistare in rete nel nostro sito, ma abbiamo già avuto numerose richieste di presentazioni nelle città dei “nostri“ musicisti e a gennaio dovremmo fare anche una capatina in una TV locale. Insomma, basta trovare il tempo e i libri volano, perché quando viene spiegato il contenuto risulta poi impossibile non esserne incuriositi.
Davide
Tutti i brani musicali del cd sono strumentali, per accompagnare da una parte il racconto, dall’altra per non distrarre dalla lettura, suppongo… Ma non l’undicesimo e ultimo, che è cantato, sull’epilogo (Povero fino in fondo, di Lincoln Veronese). Perché questa scelta?
Athos
Come ti ho spiegato i musicisti si sono mossi con tutta la libertà possibile, e avrebbero pertanto potuto inserire un testo.
Jerry Cutillo degli OAK l’ha fatto, anche se in lingua inglese, e mi pare sia stato perfetto nel descrivere “Il Viaggio” di quell’hippie che ho provato ad essere negli anni ‘70, senza peraltro averne la stoffa. Ma io e Jerry non eravamo d’accordo, per lui era solo un’immagine da commentare (che ho “rubato in rete da un sito dedicato agli anni ’70).
Con l’ultimo brano ho fatto una cosa anomala rispetto al resto del progetto. In accordo con Max, ideatore del titolo del book, ho provato a chiedere a Lincoln se avesse nel cassetto qualcosa di inedito che potesse riportare a “Cosa resterà di me?”.
Ci ha fatto un paio di proposte e abbiamo pensato che “Povero fino in fondo fosse perfetto”.
Davide
La storia si articola per decenni dal 1940 al futuro 2030. Qual è secondo te, non tanto da un punto di vista strettamente personale, ma più ampio, il più bel decennio di quelli che hai vissuto? E il peggiore?
Athos
Circa cinque anni fa, al raggiungimento del mio 25° anno di matrimonio, ho scritto la storia della mia vita dal giorno del matrimonio in poi, e l’ho regalata a mia moglie. Solo io, lei e i miei due figli conosciamo il contenuto. Lì sono fotografati momenti significativi della mia vita, chiari e scuri, anche se esistono periodi davvero neri perché di quelli non esiste alcun ricordo. Anche i momenti dell’infanzia e dell’adolescenza non li rammento con enorme felicità, nonostante non abbia subito particolari traumi, almeno consci.
Vorrei lasciare tutto questo alle spalle per un momento, e risponderti che esiste un decennio, a cavallo tra i due secoli, in cui ho avuto larghe soddisfazioni familiari e lavorative, ma è nell’ultimo anno, quello appena terminato, che mi sono accadute cose davvero importanti, tutte assieme, fatti che mai avrei pensato potessero toccarmi.
Era settembre e mi trovavo nel magnifico paese di Volpedo, prima di un concerto. Il mio amico Bernardo Lanzetti  mi disse la seguente frase:” … io e te ci portiamo fortuna a vicenda!”. Sul momento non ho capito quale fosse la mia fortuna del momento,  ma… forse aveva ragione lui, speriamo solo che non sia una “fortuna a termine”!
Davide
Sei molto attivo come divulgatore e giornalista musicale. Cosa ti ha portato a coltivare questa passione?
Athos
Il mio amore per la musica parte da molto lontano, forse da quel giorno in cui, a sette anni, ascoltai “Please Please Me” uscire dal precario impianto audio di una FIAT 600 e, non so perché, ma sapevo già chi erano i Beatles.
Il mio boom personale è coinciso con lo sviluppo della musica Prog dei primi anni settanta, cioè in piena adolescenza.
Nonostante alcuni “cali di tensione”, ho alimentato le mie passioni per tutta la vita, sino a che ho potuto esprimermi con la massima libertà, dopo aver scoperto cosa significhi usare un blog, ed era il 2007. Da allora ho svolto un incessante lavoro-notturno- che mi ha dato molte soddisfazioni e direi anche credibilità. Non avrei mai pensato di poter intervistare Hackett o Lake, di avere una buona amicizia con Gallo o Baiata (pionieri di Ciao 2001), di poter presentare da un palco i Soft Machine o di videoriprendere direttamente dal palco Jacke Bruce.
Quella che tu chiami “passione per la musica” mi sta traghettando verso un’altra esperienza importante, in compagnia di altri amici. Non è questa la sede per parlarne, ma te lo racconterò in altra occasione.
Davide
L’infinito attuale, un nonsenso per la filosofia, è la realtà, l’essenza stessa della musica, scrisse Emil Cioran. Non solo musicofilo, ma anche musicista? Suoni anche qualche strumento? Cos’è per te la musica?
Athos
La musica è per me l’essenza, la forma d’arte che riesce a farmi ridere e piangere, segnando in modo indelebile ogni tappa della mia vita. È anche l’unica cosa che ritengo “pulita”, capace di abbattere ogni tipo di barriera, insuperabile nel creare momenti di aggregazioni e nel dare felicità. Sto naturalmente parlando del “cuore”, perché se introduciamo la parola “business” i miei toni cambiano. Ma questo è altro argomento.
Ho iniziato a suonare la chitarra a 16 anni, mettendo su un gruppo e suonando musica varia in qualche sala da ballo. Ho smesso ben presto (continuando saltuariamente in casa), convinto di non avere talento, e ancora oggi quando qualcuno mi chiede se suono qualcosa rispondo… “tuttoma in modo superficiale”, il che sta a significare che ho la capacità di apprendere i rudimenti base di qualsiasi strumento, salvo poi fermarmi nell’approfondimento.
Casa mia è una sorta di negozio dove puoi trovare ogni cosa che emette suoni, e ho voluto/dovuto adibire il mio box sotto casa a stanza da adolescente, con ogni possibile oggetto vintage ma, soprattutto, con una marea di strumenti, da quelli tradizionali a quelli meno consoni.
Una delle soddisfazioni a cui accennavo prima è proprio l’aver avuto l’opportunità di suonare un brano al mandolino, dal vivo, su di un palco assieme ad un ex Jethro Tull, Maartin Allcock, e il gruppo di Ian Anderson è quello che ha fornito la colonna sonora della mia vita.
Davide
E la scrittura? Ci sono mai stati un libro o un disco che in qualche modo abbiano cambiato o contribuito a cambiare il tuo destino?
Athos
Molti i libri e gli album significativi, ma per arrivare a qualcosa che ha radicalmente cambiato la mia vita, facendo sì che io sia ora qui a risponderti, devo risalire al 12 luglio del 2003, giorno in cui gli YES vennero a suonare nella mia città.
La mia prima fase live acuta è durata dal 1972 (30 maggio, Van Der Graaf) sino al 1980, anno in cui vidi i Dire Straits. Fu quello il mio ultimo concerto di rilievo e subito dopo fui assorbito dalle cose che spesso ti fanno perdere di vista la vera strada da percorrere; parlo di carriera, di famiglia, di cose fondamentali per ogni essere umano, ma che non annullano necessariamente le passioni, e quanto sto facendo in questi anni lo dimostra.
Sapere che gli YES erano a casa mia mi ha provocato estrema curiosità e a quel momento ho dedicato svariate pagine. Di fatto sono rimasto come fulminato, ed una luce si è accesa facendomi vedere l’esatta strada su cui camminare da quel momento in poi.
È stata una cosa davvero lucida che mi ha letteralmente modificato la vita. Mi aspettavo di veder apparire gli YES come li avevo lasciati, e di colpo vedevo su di loro i segni del tempo, quel tempo che non volevo più perdere.
Forse tutto questo mi ha dato la scossa giusta.
Davide
Va menzionato che le spese relative alla stampa dell’opera sono state sostenute grazie al contributo della cooperativa Augusto Bazzino. Si è appena festeggiato il ventennale della legge 381 sulla cooperazione sociale e in questi anni di crisi si fa più che fondamentale il valore della cooperazione…
Athos
Il mio concetto di cooperazione è ben preciso e ha a che fare esclusivamente col sociale e non con la politica.
Ma lo sponsor “Coop Augusto Bazzino “, altro colpo di Massimo Pacini di cui ero completamente all’oscuro, ha una valenza particolare che mi ha dato il senso della chiusura di un discorso da tempo aperto, e ti spiego.
La fotografia di copertina immortala i miei genitori nel corso di una passeggiata effettuata a Savona, negli anni ’50. A loro ho dedicato la seconda lirica. È una foto con cui ho convissuto da sempre, e qualche anno fa, in occasione di un compleanno, mia moglie mi ha regalato un poster tratto da quella  picture, con un breve testo estratto da un brano di Venditti, anch’esso presente nel book.
La Coop  Bazzino, negli anni 40 era un’azienda di cui erano proprietari mio nonno e mio zio, e quando nel dopo guerra si trasformò in COOP, mio padre, l’uomo della copertina, fu uno dei soci fondatori.
Credo sia situazione comune quella di provare un profondo senso di frustrazione quando i genitori non ci sono più, e ci si accorge di aver dato pochissimo in relazione a quanto ricevuto. Da molti anni pensavo di scrivere qualcosa su di loro e casualmente il momento è arrivato. Tutto ciò non pareggia i conti e non mette a posto la mia coscienza, ma mi piace immaginare che da qualche parte della galassia Enrico e Silvana si godano la loro immagine che vola da una casa all’altra, da una locandina ad un libro, da un CD ad una libreria, facendosi ammirare in tutto il loro splendore di giovani pieni di speranze ed illusioni.
Davide
Che valore ha per te creare un’opera collettiva?
Athos
Come ho avuto modo di dire nel corso della presentazione ufficiale, i motivi di soddisfazione sono molteplici e trascendono il contenuto ed il valore intrinseco del “contenitore”.
Parlo della felicità di contribuire concretamente a migliorare la vita di chi è più sfortunato; parlo dell’essere orgoglioso di aver realizzato qualcosa che non era mia mai stato fatto prima (nella modalità di realizzazione); parlo delle indicazioni scritte che io e Max forniamo ai più giovani (almeno ai nostri figli), che suggeriscono di anticipare i tempi, e iniziare da subito a dedicare un piccola parte del proprio tempo alla contemplazione delle cose semplici e a pensare per qualche attimo a se stessi, senza attendere l’età della saggezza.
Ma la cosa che veramente giudico come più importante è il gioco di squadra che si palesa sin dalle prime pagine.
Credo che “Cosa resterà di me?” sia un tool altamente didattico, da utilizzare laddove esiste un’insieme di anime “obbligate” a muoversi assieme e, ripeto, il contenuto non c’entra.
Nella confezione esiste la prova che quello che da almeno 20 anni predico, in ambito lavorativo  ma non solo, è una sacrosanta verità. Per qualche più o meno ovvio motivo non sono mai riuscito, in modo duraturo, a dimostrare il vero valore del lavoro di squadra, perché per poterlo attuare occorrono unità di intenti e rinuncia di parte dell’interesse personale a favore di quello dei compagni di viaggio. Quando si trovano le persone giuste, come dice sempre Max, l’unione di più teste non è una somma, ma un prodotto od un elevazione a potenza, e in queste condizioni nessun risultato è precluso.
Nel book ci sono una quindicina di persone che hanno dato un contributo, la maggior parte sparse per l’Italia, dalla Puglia all’estremo nord, con una puntatina a Barcellona ed una a Buenos Aires. Il 50 % dei musicisti sono per me sconosciuti e al contempo conosciutissimi, nel senso che esiste solo una lunga frequentazione virtuale, eppure, quando ho spiegato loro la mia idea e il mio fine, non hanno chiesto niente in cambio e hanno persino pagato di tasca loro lo studio di registrazione, fidandosi di me, e ora credo siano pienamente soddisfatti.
Questi elementi non hanno prezzo e mi hanno convinto che si possano davvero realizzare grandi cose, basta avere un pò di intelligenza, buonsenso e un animo sensibile.
Voltaire diceva a proposito dell’amicizia che è “ un tacito accordo tra persone sensibili e virtuose….”. Ecco cosa ho trovato durante il mio viaggio del 2011, e questo può accadere solo in particolari condizioni, che ormai conosco bene.
Davide
L’informazione non è conoscenza. La conoscenza non è saggezza. La saggezza non è verità. La verità non è bellezza. La bellezza non è amore. L’amore non è musica. La musica è il meglio… diceva Frank Zappa. Cos’è il meglio per te?
Athos
Utilizzo sempre un‘altra frase di Zappa (anche se pochi giorni fa ho scoperto che forse era di Elvis Costello… che delusione!!!) ed è: “Parlare di musica è come ballare di architettura”. Se questo fosse un assioma dovrei ridimensionare la mia attività, ma io credo che si possa anche parlare e vivere di musica in modo costruttivo. Un amico mi ha detto un giorno che la differenza tra me e uno che svolge la professione del giornalista è che io non parlo quasi mai male di nessuno. Verissimo, ma il motivo è che mi occupo di artisti che mettono dell’impegno in quello che fanno, sudano, lavorano, si sbattono e ottengono un risultato. Se poi a quel punto realizzano una melodia che non gradisco non sarà questo motivo di deprezzamento del lavoro altrui, che resta comunque fatto di  lacrime, sangue e, spero, qualche  sorriso, e un alto positivo lo troverò sempre.
Questo è il meglio per me, all’inizio di questo 2012, occuparmi di musica e di uomini e donne con estrema serietà e passione, avendo nella testa il realizzare qualcosa che migliori la vita a tanti, ascoltatori e propositori di arte varie. Il tutto con il sostegno dei miei cari.
Se mi avessi fatto la stessa domanda sei mesi fai ti avrei risposto indicando in pool position la serenità, ma oggi da sola non mi basta più.
Davide
Grazie e à suivre…
Athos
Grazie a te.

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