Il grande Gianni Della Cioppa ci ha dedicato questa bella recensione sul prestigiosissimo Il Mucchio (Fuori dal Mucchio di Gennaio)!
Negli strani cunicoli della discografia di oggi, può tranquillamente succedere che una band italiana pubblichi i propri album per una label americana, non necessariamente più importante e prestigiosa di una tricolore o europea, ma semplicemente perché è l’occasione migliore o addirittura l’unica. In effetti ascoltando gli Ifsounds – molisani, ma guidati dal mastermind Dario Lastella che vive in Spagna – viene da chiedersi chi in Italia avrebbe puntato sulla loro musica armoniosa e leggiadra, con basi di new prog (quello che abbelliva la terra d’Albione nei primi anni Ottanta, con Marillion, Pallas e tanti altri) che poi si estendono verso orizzonti meno definiti? Esiste ancora in Italia, quella che una volta era la patria del rock progressivo, una label capace di dare voce alla classicità di questo genere? Non mi sembra. Detto questo, gli Ifsounds fanno la loro bella figura, con una ricerca lirica importante, dove si esplora la paura dell’infinito (l’apeirofobia appunto) e tematiche intime, care pure alla filosofia della loro etichetta (che si dedica anche al rock cristiano), sviluppate su sonorità intime e melodiche, che rievocano certi Pink Floyd introspettivi e la magniloquenza di IQ e Pendragon, soprattutto negli intrecci chitarra e tastiere. Convincono meno invece alcune parti vocali di Elena Ricci, in possesso di buone qualità ma a cui manca, a mio avviso, una buona guida che le indichi le strategie migliori da utilizzare. Tuttavia “Apeirophobia” resta un album gradevole e con buone idee, su cui puntellare le speranze per un ritorno al prog classico da parte di una nuova generazione di band italiane.
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