Bella e dettagliata recensione di Ferruccio Battini su Unprogged.
Grazie a Ferruccio e agli amici della Synpress44 Donato e Francesca.
Cinque album in sei anni ed una carriera musicale quasi ventennale: tanto è il bagaglio creativo che gli If (oraIFSounds) portano con sè, alla perenne ricerca di una identità che finalmente sembra delinearsi in tutta la sua pienezza.
Laddove i primi passi lasciavano soltanto intravedere potenzialità inesplorate ed una certa difficoltà nel far emergere una chiara impronta musicale, già con Morpho Nestira (2008) Dario Lastella e compagni erano riusciti ad indirizzare la loro essenza rock verso una deriva psichedelica ma non troppo, traducendola in veicolo ideale per raccontare il malessere dell’uomo, in quell’occasione rappresentato dal consumismo e da quel materialismo che ci rende schiavi del denaro e del superfluo.
Con Apeirophobia gli IfSounds compiono un ulteriore, significativo progresso, ribadendo il loro lato heavy ma associandolo ad una molteplicità di influenze tali da rendere la proposta genuinamente personale, pur rimanendo, nel complesso, fruibile, elegante e mai incomprensibile.
La vera novità, ed è anche un azzardo se parliamo di progressive rock, è la scelta di una voce femminile in pianta stabile: scelta che aveva fatto capolino nel lavoro precedente (con Loretta Di Pisa), ma che in questa occasione viene posta al centro dell’opera, nel tentativo di sfruttare al meglio l’indiscutibile dote canora di Elena Ricci. Una performance, la sua, sicuramente gradita e gradevole, permeata da una sfuggente drammaticità che conquista, ma talvolta passiva se confrontata alla vibrazioni che da sempre caratterizzano il suono della band molisana.
Il tutto si traduce quasi in un “vorrei ma non posso” che alla resa dei conti sembra tarpare le ali all’album, soffocandone l’impatto emotivo.
Il songwriting si conferma invece di alto livello, unendo qualità e spunti creativi notevoli, senza dilungarsi in inutili e prolisse fasi strumentali senza capo nè coda: in tal senso un plauso lo merita senz’ombra di dubbio la maestosa traccia finale che dà il titolo al disco e che traduce al meglio in musica il soggetto di questo nuovo concept album.
La paura dell’infinito, infatti, apre una molteplicità di sviluppi e di scenari, offrendo agli IfSounds un vasto territorio da esplorare: nove sono le tappe percorse nella suite, corrispondenti ad altrettanti movimenti, ognuno con un senso, un messaggio, talvolta anche soltanto una didascalia, ma efficacissima. Ed è qui che la vena artistica di Lastella esplode, col prezioso aiuto del tastierista Claudio Lapenna, in un tripudio di influenze musicali, contaminazioni floydiane che si inseguono e si intrecciano ai lampi hard-rock ed alla densità delle pause acustiche, interludi elettrici ed inattesi slanci flamenco, rivisitazioni prog-rock di stampo seventies, ethno-music e geniali vocalizzi elettronici. E la cosa più notevole è che questa enciclopedia della varietà, (introdotta peraltro da un incantevole preludio per quartetto d’archi, Aprile) scorre via fluida, avvincente e coesa, a dimostrare una maturità artistica ormai definita,
L’immediatezza degli IfSounds è racchiusa invece da una apertura come Anima Mundi, costruita su un riff smaccatamente rock sul quale la voce della Ricci funge da delicato contrasto, sino a lasciare spazio ad un soffuso break made in Floyd interrotto dalle svisate elettriche della chitarra e da un crescendo di pura energia. Ricetta semplice, ma eseguita con maestria ed efficacia, e conclusa da una intelligente coda acustica.
Se la title-track colpiva per la sua magniloquenza, Summer Breeze cerca invece di conquistare con un approccio intimistico, tra ricordi nostalgici e tristezza latente, punteggiati dalla costante presenza del pianoforte fino all’incalzare della ritmica (notevole il basso di Franco Bussoli in background); l’heavy-prog non tarda però a palesarsi di nuovo inLast Minute, dove è ancora il basso elettrico a guidare le danze ma l’eccessiva confidenza del brano tradisce una certa ripetitività di fondo.
Apeirophobia non è quindi esente da difetti, ma proietta gli IfSounds verso un gradino più alto, grazie anche ad una cura notevole nella produzione e nel mixaggio (anch’essi opera di Dario Lastella) : un punto dal quale la band possa ulteriormente raffinare uno stile ormai personale sì, ma che necessita ancora di qualche accorgimento per brillare di luce propria.
Last but not least, menzione d’onore per la possibilità offerta dalla band di ascoltare l’intero album in streaming sul sito ufficiale: un modo efficace ed intelligente per invogliare all’acquisto.
Play | Cover | Release Label |
Track Title Track Authors |
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