Dischi composti su Internet. La web-musica degli ‘if’
Realizzano i loro brani attraverso Internet e hanno ‘inventato’ un nuovo sistema di produrre musica. Ora la band bassomolisana ha sfornato il primo cd distribuito dai canali ufficiali. Si chiama “The Stairway” ed è un viaggio onirico raccontato in progressive rock. Claudio Lapenna e Dario Lastella raccontano la loro passione e l’avventura cominciata ai tempi del liceo.
Sono quattro e suonano sin dai tempi della scuola. Cioè da quando, studenti del Liceo Classico di Termoli, provavano a casa del batterista. La classica ‘garage band’ di giovani animati da una grande passione. Passione che è maturata sempre più nel corso degli anni, tanto che gli “If”, pur crescendo e seguendo percorsi diversi che li hanno portati a non vivere tutti nello stesso posto, vanno avanti nel loro progetto musicale.
La formazione è composta da Claudio Lapenna, 30enne termolese, pianista e tastierista del gruppo con un passato al conservatorio, dove ha studiato composizione con Luca Salvadori (l’orchestratore delle musiche dei film di Opzetek), Dario Lastella, 29enne di Petacciato, che vive da tempo a Barcellona, chitarrista con all’attivo un master in produzione musicale, dal bassista trentenne Franco Bussoli e dal vocalist Paolo De Santis, 27 anni, origini bassomolisane ma trapiantato a Milano dove fa il doppiatore.
Nella vita di tutti i giorni c’è chi lavora alla Fiat, chi in un call center, chi in un’azienda di informatica. Diverse professioni ma una identica ‘fissazione’: la musica. Da condividere in una maniera insolita, visto che vedersi e incontrarsi di persona è difficile, e che fare le tradizionali ‘prove’ diventa una impresa impossibile. E così i quattro amici si scambiano le idee e realizzano i loro brani via Internet. Il frutto del loro ultimo lavoro è il cd “The Stairway”, il terzo album, ma è il primo a essere distribuito in modo ufficiale.
Claudio e Dario spiegano qui il loro percorso e il loro ultimo disco.
Cominciamo dall’inizio: quando è nato il gruppo?
«Abbiamo cominciato a scuola, facevamo concerti di Natale. Poi all’università ognuno ha fatto la sua strada, Quando ci siamo rimessi insieme si è unito a noi Paolo, il nostro cantante. Ci siamo giocati l’ultima carta, il web. Nel gennaio 2006 abbiamo messo in rete i nostri pezzi, e ci siamo ritrovati con un brano al primo posto della classifica americana, per otto settimane. Grazie a questo traguardo la scorsa estate abbiamo ricevuto il premio da Primonumero.it nel corso della rassegna musicale “Insieme per Peppe”».
E poi, come siete arrivati a realizzare “Stairway”?
«Abbiamo avuto sempre più entusiasmo, e siamo andati avanti. Il cd è il primo distribuito ufficialmente, con il marchio Sgae spagnolo. In passato abbiamo fatto altri due lavori, ‘In the cave’ e ‘if’. Poi “Starway”, uscito il 15 dicembre e prodotto con Sergi Fecé. Con l’anteprima su internet ci siamo ritrovati tra i primi venti posti della hit, in un sito che si chiama iacmusic.com. Il disco è in vendita su Internet e si può ordinare dall’America, ma gli interessati possono contattarci direttamente via e-mail».
Come definite il vostro genere musicale?
«Il progressive rock, anche se è un’etichetta abbastanza forzata. Ognuno ha dei riferimenti, per esempio i ‘Pink Floyd’, ‘Genesis’, ‘Queen».
“Stairway” l’avete definito un concept album. Perchè?
«E’una storia, il racconto di un viaggiatore che torna a casa stanco dopo giornate di lavoro e cerca nel sonno la sua quiete. Durante la notte viene accompagnato dal mago dei sogni in una strana ricerca della scala della terra delle meraviglie. Il titolo del cd prende il nome da qui. Nel percorso c’è una sorta di catarsi dalle angosce quotidiane della sua vita, fino ad arrivare al culmine del dolore nel brano “It’s just me”, che rappresenta anche la purificazione. Il mago dei sogni lo riprende per mano e gli mostra la scala, rappresentata dall’attimo di follia che è la felicità».
Ma come fate a lavorare insieme se non vi vedete quasi mai?
«L’idea base parte sempre da Dario, poi i singoli segmenti strumentali dei brani vengono assemblati tramite software professionali. Ci incontriamo praticamente 15 giorni l’anno per la registrazione. Ma siamo sempre in contatto via e-mail».
Non vi sembra riduttivo non esibirvi mai dal vivo?
«Stiamo pensando di realizzare un live a distanza su Internet. La nostra debolezza è anche la nostra forza, perché possiamo curare meglio la produzione dei dischi».
Che idea avete del panorama musicale locale?
«Diversi ragazzi suonano bene. Il problema è che qui si è troppo lontani da tutto. L’unico modo per emergere sarebbe scegliere un percorso simile al nostro».
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