Oggi è uscita la recensione di Valentino Butti su Arlequins, una recensione molto particolare che dà un’occhiata al disco da un punto di vista un po’ diverso dal solito.
Grazie Valentino, spero che i tuoi lettori apprezzino il tuo scritto e, perché no, anche il suo oggetto!
Esplorare sotto la superficie. Andare oltre le apparenze iniziali. Evitare pregiudizi e preconcetti. Tutto molto facile a dirsi, tutto più difficile a farsi. Così accade sovente anche in ambito musicale.
Non vorremmo succedesse così anche per questo bell’album degli If, band italiana i cui componenti vivono qua e là tra l’Italia e la Spagna.
Un breve, ma doveroso, accenno all’intrigante copertina: due piante dalla forma umana “quasi” a ricordare una Adorazione con… farfalla (la Morpho Nestira appunto).
La musica ora. Un guazzabuglio di idee, di riferimenti, di contaminazioni, di suggestioni.
E’ forse questo di cui necessitiamo per considerarlo progressive? Anche se le influenze sono molte volte lontane fra loro e distanti da quello che si considera per tradizione progressive?
Qualche esempio?
“You need”, con un riff cattivo di chitarra, un velocissimo solo di synth, un ritornello orecchiabile e un finale un po’ à la Lou Reed !!
“Morpho nestira” – parte prima – con batteria sincopata e contorni jazzati; “Ten years old” un breve intermezzo hard-psichedelico o, ancora, “Thirsty” con suggestioni “porcospino rosa”.
Una Parigi anni ’20, un piano bar fumoso, un’orchestrina ed ancora il ricordo del vecchio Lou fra una sigaretta ed un bicchierino: questa la trama sonora di “Learning to communicate” con un finale più dinamico.
Non siete ancora soddisfatti?
Il Roger Waters più intimista (diciamo che una “Southampton dock” può rendere l’idea) aleggia fra le note di “Naked”; mentre lo strumentale “Morpho nestira parte seconda” (zenit compositivo dell’album) può essere il punto da cui ripartire per dare maggior omogeneità e compattezza al sound.
Aspetti negativi? Senza dubbio qualcuno: una registrazione non ottimale, un cantato appena discreto, ma comunque peccati veniali che non vanno ad inficiare più di tanto la bontà del lavoro.
Ah…dimenticavo: “Morpho nestira“ è un concept album che affronta il tema della perdita dell’”innocenza” dell’uomo divenuto schiavo del materialismo.
Più prog di così!!!
Coraggioso.
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