“JJ” John Martin è uno scrittore, musicista, dj e tecnico RVM, ma soprattutto è uno dei più grandi conoscitori della scena prog italiana degli anni ’70.
Ho avuto la fortuna di poterlo incontrare attraverso il suo eccellente spazio web John’s Classic Rock, un blog fondamentale per conoscere un mondo forse sconosciuto al grande pubblico, ma in cui si trovano spazio le opere di quelli che sono probabilmente i migliori musicisti italiani del secolo scorso.
Da subito mi ha appassionato il suo viaggio nel tempo e il suo recupero filologico di una realtà musicale colpevolmente dimenticata. Un percorso rigoroso ed “enciclopedico” in cui però John apre le porte del suo “salotto buono” di instancabile collezionista a un gruppo di amanti della buona musica che, a piè di ogni post, conversano amabilmente con lui regalando ai naviganti tanti pareri diversi, ma anche curiosità e aneddoti a proposito degli argomenti trattati nell’articolo in questione.
Da fan di John, ho deciso di contattarlo e di proporgli il nostro lavoro “Morpho Nestira” per raccogliere un suo parere da “esperto”… certo non mi aspettavo che ci facesse l’onore di una scheda dedicata, anche perché il suo blog si occupa quasi esclusivamente di opere degli anni ’70. Colgo l’occasione per ringraziare pubblicamente John per lo spazio che ci ha concesso, per le belle parole che ha speso parlando del nostro lavoro (il post su Classic Rock è qui) e per condividere con voi tutti la sua scheda di Morpho Nestira.
C’è un qualcosa che il prog anni ’70 ci ha lasciato in consegna e che va preservato ad ogni costo.
Si tratta di quel desiderio di contaminazione totale tra stili, la perdita del pudore nel compromettersi, la sua inoppugnabile spavalderia nel concretare le proprie disinibizioni, l’essere “unici nel creare” al di là dei ritmi, dei luoghi e dei riferimenti musicali.
Si tratta di elementi sparsi che, a distanza di oltre 30 anni dalla fine di quel genere musicale, non è facile riprendere e ricomporre in un solo lavoro. Tra l’altro, quando ciò accade, non è neppure semplice farsi accettare da quegli attori sociali che il Prog l’hanno vissuto in prima persona e che dunque, sono più esposti a preconcetti, purismi e nostalgie.
Ma le generazioni cambiano e i referenti anche. Quindi a volte, occorre considerare Prog anche ciò che oggi è venato di modernità o da contaminazioni recenti anche perché, al di là dei gusti, esso “provoca” e “osa”, esattamente come il suo antenato degli anni ’70.
In questo senso, l’ultimo lavoro degli “IF” – quintetto transnazionale prodotto da Dario Lastella – intitolato “Morpho Nestira” sorprende perché sembra essere allo stesso tempo la conferma e la negazione di un passato mai dimenticato e di un futuro che si sta svelando. Di fatto, la sua ricchezza sonora è direttamente proporzionale alla varietà dei luoghi d’origine dei diversi musicisti (Firenze, Taranto, Petacciato, Milano, Arenys de Munt): un istronico crossover metabolizzato fino all’ultima nota che abbraccia senza malizia gli U2 e i Rem, la migliore West Coast venata di Psichedelia e i Cure intrisi di maliziose spennellate Jazz.
Grazie a un sapiente mixdown, gli “If” restituiscono in questo Cd una grande quantità di informazioni che si pone allo stesso tempo in contrasto ed in sintonia con lo stesso concetto dell’album: “la modernità può produrre non solo la perfezione, ma anche anomalie e mutazioni“.
Naturalmente, aggiungo io, “sta solo a noi come utilizzarla”. Ed è proprio la molteplicità di utilizzi proposta nei 12 brani di “Morpho Nestira“, a rendere questo lavoro godibile e affascinante allo stesso tempo. Ci si può immergere nelle note di un rock’n’roll o di una bossa nova, sorridere alle numerose ironizzazioni presenti nel disco, apprezzarne la complessità strumentale o più semplicemente, lasciarsi guidare dal suo gioioso mare timbrico: un percorso sonoro dinamico che non vincolerà mai l’ascoltatore per lungo tempo ad un solo luogo ma, come la farfalla citata nel titolo, ne farà costantemente fluttuare l’immaginazione da un ciclo all’altro della nostra storia musicale.“You need” ad esempio, ci introduce furbescamente all’ascolto con un rock’n’roll classico e ben calibrato che sfocia senza soluzione di continuità in un vero gioiello Prog-Fusion che è la prima parte della title-track. Sostanzialmente acustica con innesti di chitarra elettrica di scuola pre-progressiva (= Canterbury style”), “Morpho Nestira part 1” è la porta d’accesso alla contaminazione pura che da qui in poi, viene abbandonata solo raramente.
Sempre senza intervalli (le giunzioni tra i vari brani vengono affidate a soluzioni rumoristiche), la mescola degli ingredienti si fa sempre più accentuata: dai Pink Floyd all’Hard Rock di “Ten Years Old” al quasi-Punk di “Background Noise”, dall’intrigante ballata stile anni ’80 “Thirsty” a “Learning to communicate”, canzone che slitta da una seducente intro acustica ad ambienti più duri per rincasare dolcemente nell’intima “Unknown Eyes”.
I Cure poi, sono il riferimento più evidente di “Poison”, Roger Waters quello di “Naked” e via scivolando verso la conclusione dei quasi 60 minuti di questo CD a cui non si può che augurare un gran bene: vendite, riconoscimenti e un sempre più alto interesse a questa formazione.
Essendo costretto, oserei suggerire l’uso di un timbro vocale meno graffiante che risulterebbe più adeguato all’intimismo di certi brani e, sicuramente, una maggiore sintesi scremando o sintetizzando certe parti per far durare tutto il lavoro almeno 15 minuti in meno.
Che non si rinunci dunque ad assaporare le moderne reminescenze di questo disco.
Catturatele anche voi con la stessa forza della passione con cui gli IF, ancora oggi, ce le restituiscono con l’intensità della loro passione e soprattutto, con il dovuto rispetto.
Play | Cover | Release Label |
Track Title Track Authors |
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Space
Gennaio 17, 2009 at 1:39 pm
Sono totalmente d’accordo con il commento di John.
Come avevo gia’ recensito, questo disco sfiora la perfezione ed è un vero piacere ascoltarlo e riascoltarlo.
Provate ad immergervi anche voi nelle deliziose ed affascinanti atmosfere in cui i brani contenuti vi proietteranno.
E’ un lavoro veramente ben fatto che merita ampio risalto nel panorama della musica mondiale.
Dario
Gennaio 17, 2009 at 1:42 pm
Troppo buono Space!
Grazie ancora per il tuo supporto.
GarykPatton
Giugno 16, 2009 at 10:46 am
Hello. I think the article is really interesting. I am even interested in reading more. How soon will you update your blog?